I più, soprattutto nel Golfo di Ulisse, conoscono Antonia De Francesco per il suo impegno sociale e la sua prolifica attività di giornalista, conduttrice TV, redattrice web, scrittrice, social media manager e critica giornalistica.
Per me, invece, è l’Amica con la “A” maiuscola, incontrata tra i banchi del Vitruvio Pollione, quando la scritta POST FATA RESURGO era “sgarrupata” per fare il verso al bambino di quel dolcissimo film della Wertmüller. La sua amicizia è un vero dono.
Antonia è la memoria storica del nostro gruppo del Liceo, una persona leale, sincera, profonda, con un’intelligenza dinamica.
Se dovessi scegliere un album per rappresentarla, sarebbe All That You Can’t Leave Behind degli U2, un capolavoro degli anni 2000, che ci ricorda sempre da dove veniamo, cosa abbiamo sognato e continuiamo a sognare.
In sintesi: aprite Spotify, cercate All That You Can’t Leave Behind e godetevi questa intervista.
Nata e cresciuta a Formia, ti trasferisci a Firenze per studiare Giornalismo. Questi posti del cuore quanto hanno influenzato il tuo percorso creativo?
Mi piace pensare che il pensiero divergente con cui leggo la mia vita si nutra di attitudini legate alle orgogliose origini campane, alla libertà di cui il mare di Formia è emblema, alla determinazione che mi ricorda la “mia” Firenze e alla consapevolezza della grandezza del mondo che mi ha regalato l’eterna Roma, che ha accolto altri due miei percorsi di studio ed esperienze di lavoro.
(NDR: Master in Critica giornalistica in Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico e laurea in Editoria e Scrittura in Sapienza, AdnKronos).
C’è stato un incontro che ha fatto nascere il desiderio di fare la giornalista?
Non sarebbe giusto parlare di un singolo incontro. Ci sono persone delle quali volevo prendermi cura, ma non volevo essere un medico; altre che volevo difendere, ma senza essere un avvocato; altri che volevo aiutare, senza essere una missionaria; a quelli più giovani, e non solo, volevo raccontare un po’ del mondo che vedevo e che immaginavo, ma non volevo insegnare… così, per questo e per altro, mi sono detta che forse potevo fare giornalismo.
Nel percorso di scrittrice, hai mai incontrato difficoltà particolari che ti hanno portato a rivedere l’ approccio alla scrittura o al processo creativo?
Non ho mai incontrato particolari difficoltà, ma mi piace preoccuparmi di scegliere le parole giuste, perché so che esistono e che una parola detta/scritta è una delle poche cose dalle quali non si torna indietro.
Nel tuo lavoro di giornalista e scrittrice, come bilanci la scrittura di romanzi e racconti con il lavoro giornalistico? C’è un legame tra le due attività?
Nel giornalismo prevale il mondo che ci circonda, nei romanzi c’è invece parte del mio genere umano ideale, ma si incontrano e contaminano moltissimo: in alcune cronache finisco col metterci le riflessioni e i moniti tipici dei romanzi per portare i lettori oltre la realtà, spingendoli a pensare ad un mondo altro possibile; nei romanzi ci metto la realtà dalla quale parto a costruire l’ideale.
C’è un libro o un autore che consideri una fonte di ispirazione costante?
Sono sempre in difficoltà…perché tutti hanno una canzone, un libro, un autore preferito. Io non proprio, o meglio ne ho tanti; ma sicuramente una costante è Fabrizio De Andrè: mi ha sempre commosso – prima da piccina a livello istintuale, poi crescendo consapevolmente – il modo di leggere le persone, i fatti, i sentimenti, e raccontarli smontandone l’architettura più banale per farne emergere la complessità e, talvolta, la contraddittorietà. Il tutto in pochi versi, su un prato di note, in una poetica semplicità. Mi piacerebbe saper fare questo con le mie parole.
Ci sono stati dei momenti dove hai pensato ad un piano B?
Se per piano B intendi un piano completamente alternativo, la risposta è negativa. Sono consapevole di dover e poter accettare tutto quello che consegue da tanta ostinazione e degli alti e bassi che vivo costantemente per cui sono abituata a ripartire, a ripensarmi, continuamente.
Quindi, penso spesso a nuovi progetti, idee, prospettive evolutive, ma sono sempre “variazioni su tema”, piani complementari.
Dai profili social (Facebook Antonia De Francesco, Instagram antonia_de_francesco) , si fa subito conoscenza di Tommaso, compagno di vita . Convieni anche tu che dietro una grande Donna c’è sempre un Ulay, per fare il verso a Gio Evan?
Se dai profili social si nota subito Tommy dovrò nasconderlo meglio… (ride).
Scherzo, il punto è che ho maturato che gli aspetti più importanti della mia vita voglio condividerli con tutti i pochi che scelgo e non con tutti e basta…
Comunque io non credo di essere una grande donna, più che altro una persona impegnata nella grande impresa di rimanersi fedele, di somigliarsi il più possibile rispetto a come si desidera e se mi giro affianco, da anni, trovo sempre lui, che “condivide le mie vette, senza inorridire dei miei abissi” (Faber). Ed io faccio lo stesso per lui.
Che musica ascolti quando lavori?
Quasi mai ascolto musica. Succede che a volte la usi come acceleratore per esacerbare certe emozioni e descriverle in maniera più intensa, come una sorta di metodo Stanislavskij. Il più delle volte però lavoro nel silenzio – o comunque provo ad isolarmi mentalmente – perché ascolto meglio le voci dei personaggi a cui do vita e che vedo muoversi come in un film!
Quali sono le principali sfide che hai affrontato nella tua carriera e come le hai superate? Hai qualche consiglio per gli scrittori alle prime armi?
Non avere una guida. La più grande sfida è stata dover scoprire il mondo del giornalismo e dell’editoria da sola ed affrontare passo passo tutto da sola, informandomi, chiedendo consigli, ma poi sciogliendo da sola grandi nodi decisionali. E forse non ho sempre fatto tutto bene, a volte capita di ritrovarsi a dire: «se avessi scelto…»; «se avessi fatto… ».
Poi mi consolo dicendomi che sarebbe stata un’altra storia e non questa. Da qui il peggio è stato scoprire il gusto “superbo” di fare le cose sempre da sola, che non ti mette un gradino sopra agli altri, ma ti fa giocare proprio un’altra partita… poi tutte le altre difficoltà e sfide sono stati contenuti con cui mi sono scritta.
Agli scrittori alle prime armi per mia natura non dispenso consigli, ma chiunque mi abbia avvicinato nel tempo non mi ha mai visto tirarmi indietro se ho creduto nella validità del progetto. L’unica cosa che non smetto mai di dire è che bisognerebbe continuare a leggere più di quanto di scriva...
Come descriveresti il rapporto con i lettori?
E’ un rapporto sincero. Ho grande rispetto delle persone che mi leggeranno (e per questo che mi preoccupo molto delle parole che scelgo!) e negli anni credo di aver costruito la mia credibilità, al punto che mi piace credere che quando scorgono il mio nome in cima o in fondo ad un articolo facciano un sorriso e pensino “ok, mi prendo qualche minuto!”.
Rispetto ai libri ho sempre chiesto a tutti di dirmi cosa ne pensassero della storia che avevo messo al mondo che aveva avuto il privilegio di essere letta da loro tra tante: mi piace fare giri di giostra nei miei mondi visti dagli altri!
Oltre alla scrittura, hai altre passioni o attività che influenzano il tuo lavoro creativo?
Tutta la vita confluisce nella mia creatività: ciò che vedo, ciò che sento, ciò che scopro.
Nasco persona particolarmente curiosa; mi piace imparare molto e sperimentarmi: coltivo in campagna, faccio giardinaggio e mi piace approfondire tutta la cultura erboristica; faccio filet e crochet, uso la macchina da cucire; scatto foto, cucino e invento ricette; meditazione, film, musica e libri non mancano mai… insomma io cerco di attivare tutte le intelligenze teorizzate da Gardner la vita è una e non ho intenzione di annoiarmi!
Parlando di progetti futuri, ci sono nuovi temi o generi che vorresti esplorare nella tua scrittura?
Non saprei. L’intuizione mi viene a bussare ed io la traduco… andrò dove mi porteranno le persone: ciò di cui avranno bisogno, ciò che vorrei che vedessero e rispetto alle quali mi parranno distratte.
Cosa possiamo aspettarci dai prossimi lavori?
Molti mi chiedono di Nina, la protagonista dell’ultimo romanzo, e pur non sapendo quando, credo che tornerà…. nel mentre ci sono un paio di altre storie in cantiere a cui presto la voce.
Domande alla tempia.
un libro : i tre romanzi di Viola Ardone, tra le migliori autrici contemporanee (“Il treno dei bambini”- “Oliva Denaro” – “Grande Meraviglia”)
una colazione: da sola con la faccia della tazza del caffè, la moka a portata di mano e una buona brioche
una città: Napoli
una sbronza con: la mia amica Enrica per maledire il genere umano poco umano a sorsi di Gin!
un lento: con Tommy!
luna di miele: con Tommy, ma a nessuno dei due piace il miele! (Ride)
un viaggio con: la mia amica Giusy a cui piace tantissimo guidare e organizzare vacanze!
un concerto: Cristiano De Andrè al Parco Auditorium della Musica
un cinema con: te!
un ristorante: con mio fratello!
un film: “Dirty Dancing” (non è il mio film preferito- ma non ne ho uno solo – però è il mio “film del cuore”)
una pizza: margherita all’ombra
Prossimi progetti : shhhhhhh, i miei progetti sono sogni, quindi desideri e non si dicono altrimenti non si avverano!
Quando non scrive articoli e romanzi, cosa fa Antonia per essere felice?
Devo ancora capire cos’è la felicità… però rimanere abbracciata a Pasquale (il mio cane!) mi rimette al mondo.
English version
Most people, especially in the Gulf of Ulysses, know Antonia De Francesco for her social commitment and prolific career as a journalist, TV host, web editor, writer, social media manager, and media critic.
To me, she is the Friend—with a capital F—whom I met at Vitruvio Pollione High School when the school motto “Post Fata Resurgo” had been humorously altered to echo the little boy in that heartwarming film by Lina Wertmüller.
Antonia is the historical memory of our group, our high school crew—a loyal, sincere, and profound person with what I like to call a dynamic intelligence.
If I had to choose an album to represent her, it would be U2’s All That You Can’t Leave Behind from the early 2000s—an ever-present reminder of where we come from, what we’ve dreamed of, and what we continue to dream about.
So, open Spotify, search for All That You Can’t Leave Behind, and enjoy this interview.
Born and raised in Formia, you later moved to Florence to study journalism. How have these beloved places influenced your creative journey?
I like to think that the divergent way I interpret life is fueled by my proud Campanian roots, the freedom embodied by Formia’s sea, the determination that reminds me of “my” Florence, and the awareness of the world’s vastness that eternal Rome gifted me—a city that hosted two of my academic paths and professional experiences.
(Editor’s note: Master’s degree in Media Criticism at the Silvio d’Amico National Academy of Dramatic Arts and a degree in Publishing and Writing from Sapienza University, AdnKronos).
Was there a specific encounter that sparked your desire to become a journalist?
It wouldn’t be fair to pinpoint a single moment. There were people I wanted to take care of, but I didn’t want to be a doctor; others I wanted to defend, but not as a lawyer; some I wanted to help, but not as a missionary. I wanted to tell younger generations—and not only them—about the world I saw and imagined, but I didn’t want to teach. So, for all these reasons and more, I told myself that journalism might be my path.
As a writer, have you faced any particular challenges that made you rethink your approach to writing or creativity?
I haven’t encountered major obstacles, but I am deeply concerned with choosing the right words—because I know they exist. Once spoken or written, words are among the few things you can’t take back.
How do you balance your work as a journalist with your fiction writing? Do the two worlds intersect?
Journalism is mostly about the world around us, whereas my novels reflect my ideal version of humanity. But the two constantly intertwine: in reporting, I sometimes weave in reflections and warnings typical of novels to push readers beyond reality and into the realm of possibility. Conversely, in my novels, I embed elements of reality as the foundation for building the ideal.
Is there a book or an author who has been a constant source of inspiration for you?
I always struggle with this question—everyone seems to have a favorite song, book, or author. I don’t, or rather, I have many. But one constant is Fabrizio De André. As a child, his work moved me instinctively; as I grew older, I understood why. His way of observing people, events, and emotions—deconstructing their superficial frameworks to reveal their complexity and contradictions—is unparalleled. And he did it in just a few verses, on a bed of notes, with poetic simplicity. If I could achieve that with my words, I’d be content.
Have you ever considered a Plan B?
If by Plan B you mean a completely different career, then no. I am fully aware of the ups and downs that come with my unwavering persistence. I’m used to starting over, reinventing myself constantly. So, while I often think about new projects and perspectives, they’re always variations on the same theme—complementary plans, not alternatives.
Your social media profiles (Facebook: Antonia De Francesco, Instagram: @antonia_de_francesco) introduce us to Tommaso, your life partner. Would you agree with Gio Evan’s idea that behind every great woman, there’s always an Ulay?
If Tommy is that visible on my social media, I guess I should hide him better… (laughs). Jokes aside, I’ve realized that the most important aspects of my life are meant to be shared only with the select few I choose, not with everyone.
That said, I don’t see myself as a great woman—just someone committed to the great challenge of staying true to herself, of resembling as closely as possible the person she aspires to be. And when I turn my head, he’s always there, sharing my highs without recoiling from my lows. (Faber). And I do the same for him.
What music do you listen to while working?
Almost none. Sometimes, I use it to intensify certain emotions and channel them into my writing, like a kind of Stanislavski method. But most of the time, I work in silence—or try to mentally isolate myself—so I can better hear the voices of the characters I bring to life, watching them move like figures in a film.
What were the biggest challenges in your career, and how did you overcome them? Any advice for aspiring writers?
Not having a guide. The toughest challenge was navigating the world of journalism and publishing entirely on my own—learning step by step, seeking advice, but ultimately making all the big decisions myself. And perhaps I didn’t always get it right; sometimes, I look back and wonder, What if I had chosen differently? But then I remind myself that it would have been a different story, not mine.
That said, the real pitfall was getting used to doing everything alone—not because it makes you superior, but because it puts you in a completely different game. As for all other difficulties, I’ve written my way through them.
I don’t usually give advice to aspiring writers. But if I believe in a project, I never hold back from offering support. The one thing I always say? Read more than you write.
How would you describe your relationship with readers?
It’s honest. I deeply respect those who read my work, which is why I’m meticulous about my words. Over time, I’d like to think I’ve built credibility to the point that when people see my name at the top or bottom of an article, they smile and think, Alright, let’s take a few minutes for this.
As for my books, I always ask readers to share their thoughts—after all, it’s a privilege that they chose my story among so many. I love experiencing my worlds through their eyes.
Beyond writing, do you have other passions that influence your creativity?
Everything in life feeds my creativity—what I see, hear, and discover.
I was born curious. I love learning and experimenting: I garden, cultivate plants, and delve into herbal medicine. I do filet and crochet work, sew, take photos, cook, and invent recipes. Meditation, films, music, and books are constants. I try to activate all the intelligences Gardner theorized—life is one, and I have no intention of being bored!
Any future projects or genres you’d like to explore?
I never know in advance. Inspiration knocks, and I translate it. I’ll go where people’s needs, distractions, and my own intuition take me.
What can we expect next from you?
Many ask about Nina, the protagonist of my last novel. I believe she’ll return—though I don’t know when. In the meantime, I have a couple of other stories in the works.
Rapid-Fire Questions
A book: The three novels by Viola Ardone, one of the best contemporary authors (The Children’s Train, Oliva Denaro, Grande Meraviglia).
A breakfast: Alone, face to face with my coffee cup, the moka within reach, and a good brioche.
A city: Naples.
A drinking spree with: My friend Enrica, cursing the barely human side of humanity over sips of gin!
A slow dance with: Tommy!
A honeymoon: With Tommy—but neither of us likes honey! (laughs)
A trip with: My friend Giusy, who absolutely loves driving and planning vacations!
A concert: Cristiano De André at the Parco Auditorium della Musica.
A movie night with: You!
A restaurant: With my brother!
A film:Dirty Dancing (It’s not my all-time favorite—I don’t have just one—but it’s my “heart movie”).
A pizza: Margherita, in the shade.
Upcoming projects:Shhhhhhh, my projects are dreams, which means they’re wishes, and if you say them out loud, they won’t come true!
And when Antonia isn’t writing, what makes her happy?
I’m still figuring out what happiness is. But staying wrapped up with Pasquale—my dog—makes me feel whole again.