Nickolas Muray, Frida Kahlo su panca bianca 1938.
Durante La Notte dei Musei (evento tenutosi ieri 17 Maggio in molte città d’Europa) ho visitato la mostra Frida Kahlo, ospitata nelle sale espositive delle Scuderie del Quirinale di Roma dal 20 Marzo al 31 Agosto, a cura di Helga Prignitz-Poda.
Oltre l’insolita piacevolezza di visitare un museo di notte con uno scenario romano fiabesco, ho provato un vero e proprio turbamento. Conoscevo sommariamente la storia di Frida Kahlo, o meglio conoscevo gli accadimenti principali della sua esistenza, le opere più famose riprodotte su qualche libro di testo e l’importanza attribuita dal critico di turno per i meriti artistici e storici nei confronti dell’umanità.
In pratica, subivo passivamente la sua Arte e il suo fascino di Donna che la portarono ad essere considerata un simbolo della cultura messicana del Novecento.
E poi il turbamento e subito dopo il Miracolo con la fruizione di un’ opera d’Arte. Attraverso il pagamento simbolico di 1€ per la Notte dei Musei, qualcosa è cambiato con il primo dipinto osservato dal vivo: ‘Autoritratto con abito di velluto’ (1926) dipinto a 19 anni per l’amato Alejandro Gòmez Arias – studente di Giurisprudenza e primo amore della Kahlo – dove il suo collo allungato recupera l’estetica di Parmigianino e Modigliani.
Il percorso allestito alle Scuderie prosegue così con i capolavori assoluti delle principali collezioni sia pubbliche che private, provenienti dal Paese natio, dall’Europa e dagli Stati Uniti. Più di 40 capolavori, tra cui il summenzionato Autoritratto con abito di velluto, Autoritratto con collane di spine e colibrì (1940, per la prima volta esposto in Italia) e Mosè o Nucleo Solare (1945, raffigurato in basso), un vero stordimento dei sensi.
Sono presenti anche una selezione di disegni, il famoso corsetto in gesso – gabbia dell’artista per numerosi anni di malattia che venne decorato dalla stessa con figure e simboli – e alcune fotografie eccezionali, come quelle scattate da Nickolas Muray, che fotografò la pittrice sulla famosa panca bianca nel 1938 poi divenuta la storica copertina di Vogue (in foto copertina).
Non posso far altro che consigliarvi una mostra davvero imperdibile, perché ricca e ben strutturata. E lo faccio con il cuore e l’emozione negli occhi, sulle note di Chavela Vargas (cantante messicana scomparsa solo due anni fa e per un periodo amante della stessa Kahlo), con la consapevolezza che ne uscirete diversi perché colpiti da ogni dipinto.
E’ impossibile non apprezzare l’opera di Frida. Chi non capisce i suoi quadri lo fa solo per non guardare in faccia il dolore della Vita.
In video Chavela Vargas – Paloma Negra
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