Amo il cinema da sempre. Questa è una delle poche certezze della mia vita. Non sono una studiosa di cinema né ho la pretesa di definirmi un’esperta. So soltanto di essere cresciuta con pellicole (molto spesso quelle preferite dei miei genitori e mio fratello, essendo la più piccola) e Pan di stelle inzuppati nel latte.
Per questo ho deciso di dedicare un’intera sezione del blog ai miei film, i film di Milk e cominciare proprio con una delle pellicole che ha segnato i miei anni liceali: Scoprendo Forrester del regista Gus Van Sant, 2000.
Frequentavo il liceo classico Vitruvio Pollione di Formia e avevo quattordici anni. Trenta compagni, qualche prof del cuore come l’insegnante di Italiano Daniela Di Somma – la persona che ha inciso più di tutti sulla mia formazione adolescenziale – e altri odiati ma anche temuti.
Le autogestioni, i cineforum, le birre in piazza Vittoria, i concerti delle band della scuola, le gite, le amiche più strette, la campagna ‘elettorale’ vinta come rappresentante di istituto, le prime trasgressioni.
Ero vittima dello stesso vortice di curiosità, rabbia e paura che rivedevo nel personaggio di Jamal Wallace (Rob Brown), protagonista della pellicola insieme a William Forrester (Sean Connery), così iniziai a guardarlo quasi ossessivamente imparando ogni battuta.
Sì, perché quando rivedi in loop lo stesso film o ascolti la stessa canzone è proprio per ripeterti quel messaggio nascosto che non trovi altrove.
Scoprendo Forrester è un film sull’amore incondizionato verso la scrittura, ma prima ancora è un film sull’amicizia – un tema molto caro a Van Sant – che non ha confini e che può sempre riscattarci durante il nostro percorso chiamato VITA.
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