San Giorgio e il Drago, Paolo Uccello

di Ubaldino

La leggenda aurea racconta di questo cavaliere che, in nome di Cristo, uccide il mostro mentre sta per mangiare la principessa: Paolo Uccello, al secolo Paolo di Dono o Paolo Doni, porta questo episodio in due dipinti.

Noi parleremo di quello conservato al National Gallery di Londra, che di fatto è il primo dipinto di olio su tela.

Era l’anno 1456, quando si registrava un nuovo passaggio della cometa di Halley, Giovanna d’Arco veniva assolta in un nuovo processo dall’accusa di eresia a 25 anni dalla morte, e un terremoto devastò l’intero territorio centromeridionale dell’Italia, con una intensità così elevata da generare uno tsunami sulle coste ioniche della Puglia.

Eravamo in pieno Rinascimento, ma il dipinto sembra uscire da un pennello di un pittore metafisico del Novecento, dalla penna di un narratore fantascientifico dei nostri giorni, o ancor prima, sembra emergere dalla memoria di un sogno, in cui i colori vivaci delle ali del drago fanno da contrappeso al nero intenso della caverna del drago, e tutto si inquadra in una prospettiva dettata dai minuziosi giochi del prato, e l’occhio della tempesta, simbolo dell’intervento divino, in precisa corrispondenza della lancia del Santo, troppo sottile per sostenere quello sforzo sovrumano.

RITRATTO DI DONNA

La principessa dalle scarpine rosse già porta al guinzaglio la creatura mitica, segno che oramai il Cavaliere ha vinto e sottomesso il Drago. Ha le stesse sembianze della signora riprodotta dallo stesso pittore sulla tela del Metropolitan Museum di New York, forse quell’ Elisabetta di Montefeltro, sposa di un capitano dell’epoca, Roberto Malatesta, ma questa è un’altra storia!

(Happy Pills precedenti di Ubaldino: Autunno di Giuseppe Arcimboldo” e “La deposizione di Volterra” di Rosso Fiorentino)