Sono sempre felice quando i miei amici, quelli veri, mi chiedono come sto.
Un po’ meno quando faccio il controllo dei loro profili facebook per tenermi aggiornata. Sì, perché all’inizio c’è l’entusiasmo di condividere e riesci a tenere la tua vita nel mezzo. Poi sbandi e molli.
Non è rimpiazzare il vecchio col nuovo, è proprio una questione di sopravvivenza: vivere fuori vuol dire allontanarsi gradualmente da tutto quello che hai lasciato. E no, non è facile per niente.
Ho guardato le foto scattate in questi mesi e ripensandoci sembrano passati anni. Quando sono partita non avevo un piano, ma solo una data ritorno – 15 Novembre – che non ho rispettato.
Ora, invece, dalla mia ho una ricrescita imbarazzante e la consapevolezza che tutto quello che ho fatto era per arrivare fin qui. Mi spiego meglio.
Avete presente la storia del grande Steve da Vinci Jobs dove tutto è strettamente connesso nel tempo? Per esempio, quel corso di calligrafia che continuò a seguire anche dopo aver abbandonato il Reed College e che gli consentì anni dopo di ideare i Mac con una qualità tipografica mai raggiunta prima? Ecco, è solo un esempio, ma vi assicuro che in questi quattro mesi ho provato la stessa sensazione per ogni cosa bella che mi capitava. Perché di cose belle ne sono successe davvero tante, quasi a compensare i due anni precedenti dove non sono riuscita a portarmi a casa una soddisfazione (che fosse una).
Non passerò all’elenco degli avvenimenti perché odio le liste. Molto di quello che faccio/ho fatto è sui social, molto altro lo tengo per me per diversi motivi: paura, discrezione, buon senso ma soprattutto per poterci ragionare ancora su.
E voi non sapete quanto tempo riesco a passare tra abduzioni, analisi o semplicemente seghe mentali. Che poi è una conseguenza dell’essere sola… non sentirmi sola eh!
Ed è forse questo che devo al Canada, a questi quattro mesi di cinema, musica, scoperte, viaggi, conoscenza e stimoli. Toronto mi ha regalato il tempo per capire me stessa, i miei punti di forza e soprattutto i miei limiti.
- Non è scontato innamorarsi di ogni angolo di una metropoli al punto di sentirsi a casa mentre passeggi su King street con la CN Tower e il TIFF a pochi passi
- Non è scontato sentirti dire “guarda che sei in Canada. Qui ‘io l’ammazzo’ non si dice neanche per scherzo”
- Non è scontato capire l’importanza che ogni canadese dà alla tolleranza e al rispetto, un’importanza sovrumana ma che deve entrarti in testa se vuoi convivere e farti accettare
- Non è scontato flirtare o fare l’amore in un’altra lingua
- Non è scontato capire, all’età di 28 anni, che il problema non sono gli uomini che hai incontrato ma sei tu. Perché hai iniziato solo adesso a prenderti cura di te e no, non sei ancora pronta per una relazione
- Non è scontato ridere o piangere in un’altra lingua, perché non ti libera come nella tua
- Non è scontato dire a tua madre che non tornerai per Natale perché è troppo importante il tuo futuro
- Non è scontato lasciare una vita facile perché hai bisogno di guardarti allo specchio e dire “io c’ho provato”
- Non è scontato tenersi reciprocamente la porta come cortesia
- Non è scontata la lotta degli scoiattoli sul davanzale della tua stanza che non riesci a fotografare perché certe cose si tengono per sé
Non è scontato sentirsi in equilibrio sul mondo con la mente in Canada, il cuore in Italia e l’anima in Giappone.
Grazie Toronto perché, in fondo, volevo sentirmi in pace. Solo un po’.