di Francesco Bruni
«Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…»
C’era l’entusiasmo suscitato dal trailer, il susseguirsi delle aspettative, il brivido di una nuova speranza attesa ben 32 anni. Oggi come non mai, il mito di StarWars raggiunge un’invasione mediatica che non ha precedenti, quella dei grandi classici impossibili da scalfire. E per necessitudine, Il Risveglio Della Forza non si pone il rischio e non prova nemmeno a riscrivere un’epica (tanto è la ‘resa leggendaria’ della vecchia trilogia iscritta da George Lucas nelle stelle), ma semmai tenta di emularla, di ripercorrerla con l’iniziazione di un nuovo gruppo di eroi e negli stilemi degli episodi originali. Per fungere da promettente apripista alla nuova Trilogia che verrà.
Dunque, senza ‘tradire’ le esigenze dei fan, J.J. Abrams raccoglie l’arduo compito e realizza così un remake sotto mentite spoglie, più che un sequel un vero e proprio assunto di “Star Wars IV – Una nuova speranza”. La vertigine della prima ora è inevitabile, e con lei il candore contagioso da space opera che richiama la saga capostipite. L’universo in ‘rovina’ subisce ancora il fascino del lato Oscuro della Forza, si torna al conflitto padre e figlio, alle donne forti e risolute, al western spaziale che si prospetta carico di sorprese e ci lascia sbirciare quanto basta per farci immaginare quello che accadrà in seguito. Dalla furia del Primo Ordine, sorto dalle ceneri dell’Impero sconfitto, trovano giusto peso alcuni personaggi intriganti (Rey e Finn, ma che peccato il minutaggio sacrificato ad Oscar Isaac e Gwendoline Christie); meno l’ambiguo cattivo Kylo Ren, figura ora tragica, ora patetica, incapace di porsi oltre la mera emulazione a Darth Vader (e un pizzico di mistero in più non avrebbe certo guastato).
Tutto dalla Disney pare studiato nei minimi particolari. In primis tanti elementi dell’universo Marvel (il villain ‘supremo’) che invadano la mitologia di Episodio VII secondo un modello produttivo preciso (che prevederà anche 2 spin-off), ben oliato e perfettamente incastonato negli stilemi disneyani (l’umorismo onnipresente e che tenta, per lo più invano, di rimandare ai film ’77 – ’83): ciò porta con sé qualche lato positivo (il verismo nelle sequenze belliche di chi è vittima di un bombardamento), in altre la sgradevole sensazione che fin troppi eventi stiano lì solo perché ci ‘devono stare’ (come i legami di sangue e vecchi personaggi siano collegati tra loro, fa tanto effetto telenovela).
Non disposto a negare la paternità del suo creatore (mentre non c’è politica né traccia dei prequel degli anni 2.0 che disconosce), Il Risveglio Della Forza diviene allora il ponte, visivo quanto narrativo, che unisce le esigenze del blockbuster contemporaneo con l’industria dell’entertainment: un’emozionante trampolino di lancio per un franchise miliardario, che se vuole andare avanti – a quel futuro bramato e chiesto a gran voce da milioni di fan – è da lì che deve passare. Restando aggrappato alla nostalgia di un passato culminato nella deriva del mito, Abrams mette in scena l’ovvio, il fan-movie (perchè di questo, in larga strada, si tratta), lo tsunami magico degli intrighi stellari, quelli millenari del ‘bene’ e del ‘male’. Un puzzle rispettoso dell’eredità di cui gode, declinato in commedia e ricco di action strabiliante con la quale dare nuova ‘veste’ ad un cosmo che non smette di affascinare intere generazioni. Nel nome di un’appropriazione collettiva indebita della creatura di Lucas, ormai cristallizzata da quasi mezzo secolo di storia cinematografica.
Per un sequel tutt’altro che perfetto ma sicuramente ‘liberatorio’, come gli iconici titoli di testa – accompagnati dalla fanfara di John Williams – ci deflagrano radiosi negli occhi e sullo schermo.
Che la Forza sia con voi.