If Beale street could talk è il terzo lungometraggio del premio Oscar Barry Jenkins, presentato durante l’ultima edizione del Toronto International Film Festival 2018 e tratto da un romanzo di James Baldwin.
È anche il film che ha conquistato il mio cuore – hands down – e che speravo si aggiudicasse il Grolsch People’s Choice Award, premio conferito dal pubblico durante il festival canadese.
Dopo il successo di Moonlight (Premio Oscar Miglior Film, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior attore non protagonista 2016), Jenkins torna dietro la macchina da presa e lo fa nei panni del cronista d’amore.
Tish (KiKi Layne) ha solo diciannove anni quando scopre di essere incinta dello scultore Fonny, l’uomo che ama.
Nonostante le difficoltà riscontrate e il rifiuto da parte della famiglia del ragazzo, Tish decide di affrontare con dignità questo momento di crescita che la vita le ha messo davanti, e ci riesce grazie al sostegno di sua madre, interpretata con profondità straziante da Regina King.
La situazione si complica, però, quando Fonny (il torontonian Stephan James) viene accusato per un crimine non commesso e finisce in prigione.
Jenkins mostra, ancora una volta, tutte le sue potenzialità in questo ultimo lungometraggio. Un film che potremmo definire di assoluta maturità. Parte dal linguaggio elevato di uno dei più importanti intellettuali americani, Baldwin, e se ne fa portavoce , rappresentandolo con una propria visione di grazia, lontana da ogni retorica o cliché.
Il regista di Miami vuole rappresentare l’amore, un amore nero, attuale e vero, in lotta contro l’ingiustizia. Ogni inquadratura è come una nota su un pentagramma che dà vita alla sua più bella sinfonia.
Tutto in questo film sembra toccare le corde delle paure assopite o i colori rinchiusi nei pregiudizi della coscienza umana.
I protagonisti sono, infatti, un perfetto coro che, durante l’intera narrazione, riescono a manifestare attraverso silenzi, sguardi e dialoghi la verità celata in quel ‘I am not your Negro’,
Se solo Beale street potesse parlare, ci mostrerebbe esattamente quanto emerso dal lirismo profondo dell’universo di Jenkins. Un film che si presta ad essere il manifesto della musicalità amorosa come salvezza dalle ingiustizie sociali.
In poche parole. If Beale street could talk è il mio film preferito di questa edizione.