ROMAFF13 | BEAUTIFUL BOY

Un’attesa durata quattro anni, ma ne è valsa la pena.

Questo è stato il primo pensiero appena uscita dalla City Hall dell’Auditorium Parco della Musica, durante la quinta giornata della Festa del Cinema di Roma, dopo aver visto l’ultimo lavoro del belga Felix Van Groeningen.

Non ho mai tenuto segreta la mia passione per Felix dal giorno in cui vidi Alabama Monroe. A supporto di quanto detto allego la prima – e forse ancora unica – intervista italiana a Johan Heldenberg, che ho avuto l’onore di pubblicare sul mio blog in occasione della candidatura agli Oscar di Alabama Monroe come miglior film straniero.

Anche questa volta Felix non ha nessuna voglia di deludere e lo chiarisce sin dal primo momento: prende il best seller del giornalista americano David Sheff e l’autobiografia di suo figlio Nic, scrittura Steve Carell, Timothée Chalamet, Maura Tierney, Timothy Hutton, si fa produrre da Plan B Entertainment, la società formata da Brad Pitt, Dede Gardner e Jeremy Kleiner (Moonlight e 12 anni schiavo, per capirci). Come avrebbe potuto sbagliare il colpo?

Beautiful Boy è la vita di Nicolas Sheff, uno studente modello di 18 anni: scrive per il giornale della scuola, fa parte della squadra di pallanuoto, recita nello spettacolo teatrale di fine anno, ama leggere e possiede una spiccata sensibilità, oltre essere stato ammesso in ben quattro college cui avevo fatto domanda. In breve, Nic è un ragazzo promettente, orgoglio del padre David, noto giornalista di Boston.

Da quando ha dodici anni, il ragazzo si avvicina al mondo delle droghe e, in poco tempo, diventa un vero e proprio tossicodipendente.

In un continuo scambio temporale dove la purezza dell’infanzia è offuscata dall’atteggiamento autodistruttivo della meth, Felix ci guida in un viaggio solo andata nel rapporto d’amore tra Nic e David.

Nei 112 minuti sparisce così ogni giudizio e morale per fare spazio alla battaglia tanto antica quanto dicotomica tra amore e morte, dove a vincere non è nessuno.

C’è un tempo per piangere e uno per resistere, nonostante il lutto che si prova per alcuni vivi. Sembra questo l’insegnamento di David attraverso i suoi occhi gonfi di dolore.

Beautiful boy rientra a mani basse tra i must see dell’anno. E non perché sia in grado di trattare un tema attuale e scottante come quello della droga – ancora oggi, negli USA, la prima causa di morte tra gli under 50 è l’overdose –  ma per una ragione diversa.

Il film è un inno esasperato alla vita. Un dire sì alla vita, all’ amore incondizionato di un padre che nulla può dinanzi le innumerevoli ricadute e menzogne del figlio.

Infine, è un modo onesto di rappresentare la complessità di una malattia senza necessariamente cadere in trappole retoriche.

Di questo film se ne parlerà molto e sicuramente avremo modo di tifare per Timothée e Steve durante la notte degli Oscar, il prossimo 24 Febbraio.

Bonus: Sampha sui titoli di coda.