Diretto da Ian Bonhôte e Peter Ettendgui, “Alexander McQueen: il genio della Moda” è una favola moderna dal finale gotico. Chi conosce la storia non resterà deluso dalla rappresentazione lucida ed intima di questo documentario. I registi costruiscono tutto meticolosamente, selenzionando interviste esclusive a familiari ed amici stretti, materiale d’archivio – gli incontri con l’amica Isabella Blow – splendide cover, creazioni artistiche trasversali, e le musiche coinvolgenti di Michael Neyman come tappeto sonoro. È così che da “Alexander McQueen” prende vita il ritratto di un artista tanto geniale quanto tormentato e della sua influenza sul mondo della moda.
Ma chi era Lee McQueen? Cresciuto nell’Est London, Lee era un semplice ragazzo della working class inglese. Ultimo di sei figli, il padre tassista sognava per lui un lavoro come meccanico, muratore o pompiere. Per fortuna, vista la sua inestimabile eredità artistica, niente di tutto questo si confaceva allo spirito romantico e punk del giovane londinese.
Inizia così il viaggio che ritrae l’unicità complessa di Lee, partendo dal suo apprendistato nella prestigiosa scuola di sartoria Savile Row fino alla sua scomparsa prematura nel febbraio 2010, a soli 40 anni.
Attraverso il mosaico documentaristico emerge l’ineguagliabile talento creativo di Lee, alimentato dalla sue stesse fantasie più oscure e ambizioni che finirono, purtroppo, per condurlo all’autodistruzione.
Sono mostrati, in ordine cronologico, la realizzazione di modelli dal design rivoluzionario, la presentazione delle creazioni al pubblico per mezzo di sfilate spettacolarmente provocatorie ispirate a miti, leggende, dall’Inferno di Dante al regno di Atlantis.
ARS GRATIA ARTIS, è questo McQueen. Un mix eclettico di arte, storia, tecnologia, danza, musica, moda, finalizzato alla ricerca ossessiva di un’emozione come il più classico dei personaggi di una tragedia greca. Lee era l’incarnazione della figura maschile in una triade rosa euripidea, dove la tormentata sensibilità e le pulsioni irrazionali si scontrano con il mondo della ragione, portando il protagonista all’essenza del drama.
Diviso in cinque capitoli, McQueen di Bonhôte ed Ettedgui rappresenta la vita dello stilista attraverso cinque tra gli show più stupefacenti : “Jack the Ripper stalks his victims” del 1992, “Highland Rape“, il più controverso, “Search for the Golden Fleece“, prima collezione disegnata per Givenchy (Lee fu il direttore artistico della maison francese dal 1996 al 2001), ” Voss ” , l’apologia della bellezza nascosta nella follia e, per ultimo, “Plato’s Atlantis” del 2010, show di un viaggio alla scoperta del Noumeno, da cui Alexander non fece più ritorno.
Il duo di registi riesce nell’impresa ardua. Lo spettatore non può distogliere lo sguardo dallo schermo per i 111 minuti, perché stregato dalla storia vera e fuori dall’ordinario, di cui diventa – finalmente – testimone.
Al Cinema dal 10 al 13 Marzo.