Palazzo Strozzi celebra Natalia Goncharova, straordinaria figura femminile dell’arte del Novecento, attraverso una grande retrospettiva che ripercorre la sua vita controcorrente e la sua ricca e poliedrica produzione a confronto con capolavori di celebri artisti come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso e Umberto Boccioni provenienti dalle collezioni dei più prestigiosi musei internazionali.
Attraverso 130 opere, in una sorta di viaggio tra la campagna russa, Mosca e Parigi, le due città simbolo dell’artista, la mostra permette di scoprire la biografia anticonformista di una donna che ha saputo vivere per l’arte, creando un’originale fusione di tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, e rendendo la propria opera un esempio unico di sperimentazione tra stili e generi artistici, dal Neoprimitivismo al Raggismo, dalla pittura e la grafica al lavoro per il teatro.
La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Tate Modern, Londra, con la collaborazione di Ateneum Art Museum, Helsinki. (Riproduzione Palazzo Strozzi website)
Natalia Goncharova nasce nel 1881 nel governatorato di Tula, nella Russia centrale, dove vive fino all’adolescenza nelle proprietà di famiglia, appartenente alla piccola nobiltà: suo padre è pronipote dell’omonima, bellissima moglie del poeta Alexander Pushkin , morto in seguito ad un duello provocato dalla presunta infedeltà di lei. Sua madre è figlia di un professore dell’Accademia Moscovita di Teologia.
Trasferitasi a Mosca con la famiglia, Natalia si forma alla Scuola di pittura, scultura ed architettura, ponendosi in dialogo con quanto sta avvenendo a Parigi, allora capitale mondiale dell’arte, dove espone già nel 1906. Diventa insieme al compagno Mikhail Larionov, conosciuto nel 1901, figura centrale dell’Avanguardia, ed è presente a tutte le mostre dei movimenti artistici più innovativi, in Russia, a Monaco di Baviera (Blaue Reiter), Londra e Berlino. Dal 1913 inizia a dedicarsi alla scenografia e alla realizzazione dei costumi teatrali per i Ballets Russes di Serge Diaghilev . La coppia si trasferisce poi definitivamente a Parigi, e non tornerà più in patria, divenuta Unione Sovietica dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
Natalia progetta costumi e scenografie per Diaghilev fino alla morte di lui nel 1929, e in seguito lavora per altre produzioni teatrali, insegna pittura e collabora con case di moda, editori e riviste. Natalia e Mikhail convivono per cinquant’anni – una coppia aperta, la loro – sposandosi solo nel 1955, al fine di garantire a chi fosse sopravvissuto il lascito artistico dell’altro.
Goncharova muore nel 1962, Larianov nel 1964, dopo aver sposato in seconde nozze Alexandra Tomilina, a lungo sua partner sentimentale e collaboratrice , cui affida la comune eredità. Nonostante la scelta di ‘non ritorno’, Natalia e Mikhail desiderano infatti che le proprie opere siano destinate ai musei del paese di origine, cui pervengono nel 1989.
Autoritratto con gigli gialli (1908) – Natalia si raffigura abbigliata semplicemente davanti alle proprie opere nello studio di Mosca. Dipinge, senza ingentilirli, i tratti del volto: il naso grande, le sopracciglia folte, le labbra sottili. Lo sguardo, diretto e consapevole, è quello di una donna che nella mano, esageratamente grande, stringe gigli tigrati di sapore orientaleggiante, perché non ha bisogno di pennelli tradizionali per dimostrare di essere un’artista.