(Foto di Noemi La Croix)
di Stefy Blood e Isa Milk
“Io rimango solo per scelta”. Classica frase dell’Uomo sfigato. Lo guardi e lo compatisci, in realtà vorresti ridere a crepapelle ma ti trattieni. Avete presente la canzone di Rita Pavone: “ E Pippo Pippo non lo sa che quando passa ride tutta la città… Si sente bello come un Apollo, ma saltella come un pollo.” Bene,vi servirà per rendere l’idea.
Generalmente l’ Uomo sfigato è quasi sempre solo. Lo trovi al bancone di un bar a sorseggiare il suo cocktail preferito (jack e coca come a gridare al mondo: “I’m Chuck Norris”). La scelta dell’abbigliamento piuttosto discutibile: camicia aperta fino al terzo bottone, bermuda e mocassino. Bisognerebbe spiegargli che nonostante la maggior parte dei suoi coetanei si vesta così, lui deve dire NO. Lui dovrebbe evitare. Si verifica, infatti, un effetto boomerang che lo fa apparire peggio di quello che è.
Dopo anni di esperienza siamo giunti alla conclusione che alla sfiga non c’è rimedio e che quindi non ha alcuna colpa. La sfiga colpisce Felice già durante l’adolescenza. O sei figo o non lo sei. O ti rimbocchi le maniche o, compare caro, non ne esci più. Acne cistica + occhialone celluloide color carta da zucchero + apparecchio: è quello il primo ricordo che abbiamo di lui. Oltre di uno che con l’autoerotismo c’ha ‘na grande intesa.
Adesso non ho voglia di spiegarvi tutta la sua evoluzione. Ci soffermeremo così in un momento preciso della sua insonorizzata esistenza: quando decide che sei tu, cara amica, la donna della sua vita.
Lui azzarda. Si sbottona e ci prova spudoratamente. Quasi ti perseguita. Come spiegargli che non puoi uscire con lui perché è sfigato? Troppa cattiveria in una dose sola e letale. Quindi, cerchi di sfuggirgli, evitandolo. Ma l’ Uomo sfigato non si abbatte. Decide così sfoggiare tutta la tempra caratteriale paragonabile a Pegaso, cavaliere dello Zodiaco.
L’Uomo sfigato continua imperterrito, finché l’arte dello sfinimento accende la fumata bianca. Accetti il caffè, rispettando il primo principio della Milkdinamica: “Il caffè è come al limone: non si nega a nessuno”.
Un nome, una categoria. Il sesto uomo è Felice, sempre perché ci piace vivere di ossimori. Felice mi dà appuntamento al bar più frequentato del paese. Il vero luogo di ritrovo della gioventù che conta della celebre riviera di Ulisse di questa bella Italia. Felice vuole esser visto da tutti, vuole una moltitudine di testimoni per l’evento più emozionante della sua esistenza .
Ma soprattutto vuole che lo riconoscano dal completo carta da zucchero intonato agli occhiali da vista, con tanto di collana battesimale a vista: UNA TRAGEDIA. Io solo lì, in quel preciso momento, ho compreso come possono distruggersi anni e anni di reputazione in un solo secondo.
Felice ha pochi argomenti, non va confuso con l’uomo intellettuale. È un qualunquista, un ibrido,un uomo che soffre di alitosi, un ignavo nel sostrato. È la copia di vari riassunti. Ha opinioni discordanti su tutto, che adatta in base all’interlocutore. Pensa di far colpo sulla suddetta preda soltanto vantando l’ascolto di musica indie, la visione di film francesi di cui ha letto recensioni, l’avversione a Berlusconi e alla Chiesa perché “i preti sono dei ricconi e portano gli anelli d’oro” . Felice è un frullato di ovvietà e complimenti da commedia americana di discount In’s. Fa il paperone dei poveri, ma appena intravede dieci centesimi vicino il piede si getta nella raccolta.
Ti rendi conto che Felice è anonimo e insulso. Vorresti trasmettergli solo una cosa durante il vostro incontro, prima ancora di distruggere ogni minima aspettativa. Vorresti donargli qualsiasi tipo di curiosità. È quello di cui ha più bisogno, prima ancora dell’estetista per il monociglio. Prima ancora dello sguardo di Enzo Miccio e Miranda Presley. Felice ha bisogno di una dose di curiosità verso la vita. Verso qualsiasi forma di piacere sensoriale. Che non sia solo uno stordimento visivo. Ha bisogno di vedere un po’ di quella Bellezza dell’Intero.
Lo guardo meglio e mi rendo conto che in questi casi neanche la Trinità tutta insieme potrebbe nulla. Sorrido e continuo a fissare quel colore ‘blu carta da zucchero’, che non è in fondo così malvagio.
Conclusioni: non siate crudeli, non se lo merita. Già la natura è stata maligna nei suoi confronti. Dovrete abbandonarlo con cautela. Spiegategli che può nascere una bella amicizia e che voi siete dalla sua parte, che tiferete sempre per lui. Avrete sicuramente conosciuto tanti deficienti nella vostra vita che l’uomo sfigato è davvero il male minore. E poi diventare amica di Felice vi farà conquistare sicuramente un posto in paradiso.
PS: Non è necessario ambire alla poltronissima gold davanti a Gesù Cristo, quindi MODERAZIONE!