TIFF18 | A STAR IS BORN

Tell me something girl / Are you happy in this modern world/ Or do you need more/ Is there something else you’re searching for

Il mio viaggio in A star is born, esordio alla regia di Bradley Cooper, parte da questi versi di Shallow, canzone scritta ed interpretata da Lady Gaga e Cooper e presente nella soundtrack della pellicola.

Ho cercato una chiave di lettura per giorni così da chiarirmi le idee sulla nuova versione di un classico hollywoodiano. È stato invano.

Poi l’illuminazione: e se fosse nascosto nella musica stessa?

Andiamo con ordine.

A star is born è la rivisitazione di un’iconica love story, la quarta per l’ esattezza.  Il primo regista fu William A. Wellman nel 1937, poi George Cukor nel 1954 con Judy Garland come protagonista e, per ultimo, Frank Pierson nel 1976 con un’incredibile Barbra Streisand.

Non stupisce, quindi, che i cinefili di ogni parte del mondo abbiano gioito per il ritorno sul grande schermo di questa storia d’amore senza tempo.

Al centro della vicenda ci sono Jack ed Ally, due artisti che fanno coppia nella vita e sul palco, lottando per la sopravvivenza della loro relazione nonostante le numerose difficoltà.

Questo è tutto quello che c’è sapere – o che serve ripetere – prima della visione.

Mi preme, infatti, soffermarmi su un altro punto. Perché proprio questo film per un esordio alla regia così importante ? Parliamo di un classico con tre versioni all’attivo e grandi performance attoriali, nonché memorabili colonne sonore. Non si rischia il doppio in un’ avventura simile? Non è poco prudente?

Intendo dire che ci vuole una visione chiara e personale, ma soprattutto ‘moderna’ di una storia con più di ottant’anni e che è ben sedimentata nell’immaginario collettivo.  Vi assicuro che avrei reagito allo stesso modo – cioè prevenuta – se avessi letto di un ipotetico esordio alla regia di DiCaprio per il remake di Lolita.

Senza perdermi in chiacchiere, vi dico subito che la risposta è affermativa. Sì, si rischia il doppio in un’impresa simile, ma Bradley ne è uscito da vincitore.  Questo non implica che il film sia tecnicamente compatto, anzi. Ci sono delle volte in cui il regista prende il largo e non si capisce in quali spiagge voglia approdare. Poco importa, sono onesta.

A star is born è un film vero e moderno, unici aggettivi che leggerete in questa recensione, because it’s all about that.

L’attore americano si è mosso così: prima ha svecchiato una storia che rischiava di essere tutta glamour, paillettes, star system, eccessi di forma. Poi l’ha rappresentata nella sua essenza. Un deus ex machina che non vuole impressionarci, ma analizzare l’universalità di quelle domande che l’hanno portato a rischiare dietro la macchina da presa. 

È innegabile, quindi. Il talentuoso Cooper è stato bravo fin qui. Cosa ha permesso, però, di portare a casa questa vittoria a mani basse? Ripetiamo insieme il suo nome: Stefani Joanne Angelina Germanotta, in arte Lady Gaga.

Senza dietrologia sulla sovrapposizione di copioni con vita reale, senza vestiti di carne o parrucche fluo, Stefani si è denudata delle maschere che hanno fatto di lei la regina POP dei nostri anni, degna erede di Queen Madonna.  Ne resta una donna e artista matura in grado di regalarci un’interpretazione autentica, che tocca tutte le corde dell’animo umano, ricordandoci attori neorealisti del nostro passato.

Sarà forse dipeso da quell’italianità che rivendica in ogni intervista?

La certezza è che per entrambi, Cooper e Gaga, niente sarà come prima. L’11 Ottobre 2018, data italiana di uscita del film, le loro carriere si divideranno in un ‘avanti’ e ‘dopo’ A star is born. Bravi tutti!