Marzo 2014, una giornata di primavera nel cuore di Roma. Devo incontrare Brando De Sica per “Adotta un film”, progetto della Cineteca Nazionale ma ho anche un’altra idea: gli propongo un’intervista e lui accetta.
Brando è un ragazzo sorridente e disponibile anche dal vivo, è questa la prima cosa che penso. Conosciamo tutti il suo albero genealogico ed è naturale una stima incondizionata.
Tutto questo passa, però, in secondo piano quando inizia a ripercorrere gli anni di studio lontano da casa e i numerosi interessi verso l’Arte, tutta l’Arte. Anche quando lo sento parlare, timidamente e senza alcun vanto, delle lezioni con David Lynch presso la USC dove si è laureato in Arte e Cinema dei film che ama (talmente numerosi che ritiene difficilissimo fare una scelta), degli incontri importanti della sua vita come quelli con Garrone, degli occhi pieni di speranza con cui guarda la crisi italiana.
Gli stessi con cui la guardo io.
Hai vissuto sette anni a Los Angeles e ti sei laureato alla University Southern California School of Cinematic Art – indirizzo Regia, una delle università più cosmopolite della California. La tua formazione è però legata anche alla Storia e alle radici del nostro Cinema. Quali sono stati i tuoi modelli cinematografici? E cosa ti ispira di più?
Non potrei non farti i nomi di Kubrick e Hitchcock che per me sono come Dante e Omero. Amo moltissimo David Lynch, Roman Polanski, i fratelli Coen, Werner Herzog, Michael Powell, Andrei Tarkovsky. Steven Spielberg (che tra l’altro è il maggior contribuente insieme a George Lucas della mia università ‘USC’).
Come registi italiani, ovviamente Federico Fellini, Elio Petri, adoro “Io lo conoscevo bene” di Antonio Pietrangeli (un film ancora moderno) ma anche “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli. E ovviamente TUTTO mio Nonno (Vittorio De Sica), soprattutto “Umberto D.” e “Miracolo a Milano”. Tra i più recenti c’è sicuramente Matteo Garrone. Questi sono di certo i miei modelli. Per quanto riguarda l’ ‘ispirazione’ il discorso si fa più complesso. Io penso che il cinema sia come il vino: ogni annata ha le proprie peculiarità che ti portano a trovare delle cose buone in ogni genere, in ogni periodo. E’ per questo motivo che non faccio una selezione e mi lascio ispirare dal buono che c’è in tutto.
Come abbiamo detto prima, hai studiato in America e poi sei tornato a lavorare in Italia (una storia controcorrente). Credi che sia qui il tuo futuro?
Credo che sia il momento giusto per restare in Italia. In questo momento è possibile raccontare un periodo di cambiamento e crisi in greco vuol dire proprio cambiamento. È vero che non ci sono grossi budgets per i progetti artistici, ma sento di dover restare per vivere questa realtà che ha molto da raccontare. È un momento di transizione e ci voglio essere. Voglio esserci quando verrà fuori una Nouvelle Vague, una nuova ventata di cineasti, giovani montatori, direttori della fotografia, sceneggiatori, scenografi, attori e registi. Poi chissà… in un futuro tornerò in America per lavoro, ma il presente è in Italia. E posso dirti una cosa? Per molti versi si vive meglio in Italia. C’è una forte umanità che va conservata e poi ovviamente c’è la mia famiglia.
Gun at your head e Shotgun, l’esordio con due video musicali ricchi di citazioni cinematografiche a mio avviso. Poi il bellissimo Freiheit (vincitore del PIVI 2013, Premio italiano videoclip indipendente, per la Miglior Regia).
Come mai hai iniziato con i videoclip? C’è una band o un cantante con cui ti piacerebbe lavorare?
Ho cominciato a fare videoclip quando ero studente. Purtroppo alcuni di quei lavori non possono partecipare ai concorsi perché i diritti sono dell’università. Gun at your head e Shotgun rientrano nei primissimi passi. Per quanto riguarda Freiheit è stata una bella soddisfazione vincere il premio alla Regia PIVI. L’ho scritto con la mia fidanzata Irene, prodotto e diretto da me. Il sogno è sicuramente fare un video con i Jamiroquai, di cui sono fan da sempre. Comunque amo anche il rock e l’elettronica di Squerpusher e Aphex Twin. Cito Aphex perché sono innamorato di Chris Cunningham, il regista della maggior parte dei suoi video. Un vero genio! Un vero artista!
Hai diretto “Parlami di me”, tratto dall’omonimo spettacolo teatrale di Christian De Sica, scritto da Maurizio Costanzo e Enrico Vaime. Questo film ha poi partecipato al Festival di Roma nel 2008. Come è stato lavorare a questo progetto e dirigere tuo padre?
E’ stata una grande sorpresa. Inizialmente nasceva come un oggetto del merchandising: dovevo fare una ripresa per un ‘dvd ricordo’ da vendere nel foyer del teatro. Così ripresi tutto e tornai in America per montarlo (al tempo frequentavo l’università). Il mio montatore fece vedere segretamente la copia al giornalista Marco Giovannini, che a sua volta lo mostrò alla sua compagna Piera Detassis, direttrice di Ciak. A lei piacque così tanto che decise di prenderlo in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Una vera gioia e sorpresa per tutti. Io credo che Parlami di me sia lo spettacolo più bello di mio padre, perché così fortemente autobiografico. Ci sono dei momenti emotivamente forti in cui si parla del rapporto tra papà e nonno, fino ad arrivare al finale con la morte di mio nonno. Ogni sera che mio padre recitava quella parte si emozionava. Ed ogni sera, con quella scena di verità assoluta, piangeva sul palco. Ritengo che sia il film sia lo spettacolo teatrale sono stati premiati da pubblico e critica soprattutto per un motivo: il cuore. Ci avevamo messo il cuore nel farlo proprio perché riguardava tutti e tre: io, mio padre e mio nonno.
Hai dichiarato che il tuo sogno più grande – almeno per ora – resta dirigere un lungometraggio horror o thriller e che ti piacerebbe trattare la storia del mostro di Firenze. È vero? Come e quando ti sei avvicinato a questo genere?
Il film sul mostro di Firenze è il mio sogno nel cassetto. C’è da dire che è una storia molto complicata e che richiede maturità e delicatezza per essere trattata. E’ per questo che per ora è in stand by. Sto cercando la formula idonea che mi permetterà poi di raccontarla – ma raccontarla veramente – in un futuro. L’horror mi piace da sempre. Sono stati i primi film che ho visto, quindi ho scoperto il cinema proprio con questo genere. E’ stata colpa di mio zio Manuel De Sica. Fu lui a farmi vedere i film della Hammer, la casa di produzione britannica, con Christopher Lee e Peter Cushing, e quelli di Roger Corman, che era la risposta americana alla Hammer, con Vincent Price. Erano tutti film bizzarri. Sono entrato subito in quel mondo e mi ci sono terribilmente affezionato, sia per esorcizzare le mie paure sia come sfogo. Molti usano lo sport per sfogarsi, a me basta guardare un film horror (ride). Forse dovrei fare più sport! (ride ancora).
E ti piacerebbe girare un film splatter?
Mi diverte lo splatter, soprattutto i primi di Peter Jackson. Comunque non credo… sicuramente mi piacerebbe girare un suspense thriller alla Rosemary’s Baby, L’inquilino del terzo piano… quelle atmosfere alla Polanski. Certo un grande sogno sarebbe anche fare Dracula, perché amo molto l’horror gotico di maniera. Ma ormai l’hanno fatto proprio tutti. Quindi … (ride).
Ho capito che non ami molto fare nomi ma ti chiedo almeno due dei tuoi film preferiti.
È una domanda difficilissima. Di ‘pancia’ ad occhi chiusi ti dico:
1.Vertigo di Alfred Hitchcock 2. Barry Lyndon di Stanley Kubrick.
A cosa stai lavorando adesso?
Da poco è uscito un ultimo lavoro, un corto prodotto dalla Nastro Azzurro – che purtroppo ancora non è online – con Tea Falco, Nunzia Garrone, Vincenzo Failla e anche mio padre. E’ stata una bellissima operazione perché la Nastro Azzurro ha affittato per un mese un palazzo al centro di Londra per la promozione, dove ha permesso l’esposizione di tutte le arti italiane. Per esempio c’era chi creava profumi, cuochi, pittori, disegnatori, fotografi, film maker, tutti intenti a mostrare la loro arte made in italy all’interno di questa struttura. Sono stati proiettati film italiani come Reality di Matteo Garrone, La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino e anche questo corto girato da me per loro. Ho realizzato il mio primo mediometraggio horror intitolato “La Donna Giusta”, con Marco Giallini, Valerio Izzo, Micheal Schermi (una giovane promessa del cinema) e Francesco De Vito. Di questo però non posso dire ancora molto se non che è un omaggio ai film di Roger Corma , quelli sui racconti di Edgar Allan Poe (uno dei miei scrittori preferiti insieme a Guy de Maupassant, Michail Bulgakov, Roald Dahl , Jack London e Jules Verne). Sto sviluppando, inoltre, un progetto per la televisione e uno per il cinema. A breve girerò un cortometraggio per un giovane marchio di moda che produce borse “Catherinelle”, sarà un noir ispirato ad una vecchia favola scritta da un anonimo.
Infine, sto lavorando con il regista Matteo Garrone come aiuto regista. Ho avuto anche l`onore di assistere e in piccolissima parte di collaborare alla scrittura del suo nuovo film che sara` un fantasy/horror!!! Garrone non è solo uno dei miei registi preferiti ma è anche la persona più bella che ho incontrato finora, umanamente parlando. Mi sta dando una mano, mi sta dando coraggio ma soprattutto mi sta dando una grandissima carica. E ringrazio Dio ogni giorno per averlo incontrato. Gli voglio bene davvero.
DIEGO BUONGIORNO | Freiheit directed by BRANDO DE SICA from Diego Buongiorno | The Bush on Vimeo.
Prima di andar via guardo la sua collezione di dvd e una statuetta dorata poggiata sullo stesso ripiano.
– Sono molto stupida se ti chiedo …E’ quello vero? È un Oscar vero?
– Sì, Isa. È quello che ha vinto Nonno con Ladri di Biciclette.
Vado via con gli occhi gonfi e la consapevolezza che Brando De Sica, giovane e talentuoso cineasta con la voglia di dimostrare che l’Italia non è un paese per vecchi, è stato quello che chiamo un ‘bell’incontro’.
Foto | Martina Scorcucchi