La Deposizione di Volterra, Rosso Fiorentino

di Ubaldino

Giovan Battista di Jacopo, meglio conosciuto come Rosso Fiorentino, lo completa nel 1521, l’anno in cui le armate francesi scendono in Italia perché vogliono sottrarre il regno di Napoli a Carlo V, da cui  vengono sconfitte; l’anno in cui viene sottomesso il popolo azteco e muore a Roma Raffaello Sanzio, lasciando incompiuta  “La Trasfigurazione” nelle stanze vaticane.

La tela, conservata alla Pinacoteca di Volterra, viene considerata il manifesto del Manierismo in pittura, quando vengono meno tutte le certezze.

Le figure sono disposte in senso centrifugo dalla croce, a differenza dell’altra deposizione conservata a Sansepolcro e dipinta nel 1528, in cui il Cristo e la Madre diventano punto centrale del dipinto.

Nella parte in basso sono statiche, quasi tutte pietrificate dal dolore, mentre nella parte superiore prevale una drammaticità dinamica, con posizioni irreali, sostenute  dalla forza che solo la Croce può sostenere, così come è irreale il colore di Cristo Morto.

Immancabile la figura scimmiesca, qui di profilo, nella deposizione del 1528 raffigurata di fronte, a ritratto di una bertuccia che si racconta dimorasse nella bottega dell’artista; così come si sostiene che il san Giovanni, piegato in due dal dolore, sia lo stesso artista.

Sicuramente sia lui che il Pontormo subirono l’influenza del complesso scultoreo michelangiolesco della “pietà”, portato a termine l’anno precedente.

Nota: 1a Happy Pills di UbaldinoAutunno, di Giuseppe Arcimboldo”