ELVIS

Baz Luhrmann è una certezza. Si va al cinema con la consapevolezza di vedere qualcosa che non si era mai visto prima.

E’ questo il caso di Elvis (Austin Butler), un film tributo elegante e mai scontato, dove la musica del re del Rock è la vera protagonista insieme a personaggi realmente esistiti che sembrano usciti da un film Marvel.

All’interno di un lungo flashback, infatti, con la narrazione affidata al misterioso Colonello Parker (Tom Hanks), scopriamo che Elvis era un fan dei fumetti e sognava di diventare supereroe.

Si scrive “Elvis” ma si legge “Elvis e Parker”. Il film, infatti, omaggia in tutto la struttura delle saghe Marvel, rappresentando il supereroe ed il suo villain con la stessa dose di impegno e dedizione.

Altro aspetto che merita una menzione speciale è il tributo alla cultura e musica Black . Elvis amava gli artisti afroamericani da Mahalia Jackson a B.B. King – per citarne alcuni – ed era pienamente consapevole che le mosse ed il suono, che stava usando, provenivano proprio dalla black culture.

Elvis di Baz è, quindi, un’occasione perfetta per riflettere su quanto la black culture abbia influito sull’ascesa e sull’eternità del mito del Rock, ma soprattutto per riaccendere i riflettori sulla discussione delle discriminazioni razziali senza la tossicità della white savior narrative.

Quanto basta per consigliarne la visione, senza necessariamente interrogarsi sulla perfezione cinematografica.

PS: Non terrete a bada le gambe sulle note di Vegas della cara Doja Cat.

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