Green Book è il nuovo film di Peter Farrelly che si è aggiudicato il Premio del pubblico durante l’ultima edizione del Toronto International Film Festival e vi assicuro che, guardandolo, capirete il perché.
Ambientato negli anni Sessanta, il film è incentrato sulla vera storia di amicizia tra Tony Vallelonga, buttafuori italoamericano interpretato da Viggo Mortensen, e Don Shirley, premio Oscar Mahershala Ali, abbiente pianista afroamericano.
NY 1962. A causa di alcuni lavori di ristrutturazione, uno dei migliori club della città chiude lasciando i suoi dipendenti disoccupati per alcuni mesi.
Tra questi c’è il signor Vallelonga, meglio conosciuto come Tony Lip, un genuino e burbero italoamericano in cerca di nuovo impiego per sostenere la sua famiglia.
Coincidenza vuole che il dottor Shirley, pianista afroamericano di successo, sia alla ricerca di un nuovo road manager per il tour nel Sud degli States e reputa Tony il candidato ideale per questo incarico.
Dietro il road movie di Farrelly c’è un libro verde reale. Ideato da Victor Hugo Green e pubblicato per circa trent’anni, The Negro Motorist Green Book era una guida di viaggio per gli automobilisti afroamericani durante il periodo di segregazione razziale , noto anche come Jim Crow.
Non servono sproloqui o digressioni per dirvi che, Green Book è semplicemente perfetto: una storia vera, una narrazione scorrevole, i toni bilanciati ed originali, due protagonisti impeccabili, una colonna sonora elegante, la raffinatezza dei costumi, senza dimenticare la trasversalità dei temi, dalle relazioni umane al racial profiling.
Partendo da questi presupposti, potrebbe sembrare davvero un gioco da ragazzi dirigere un film simile. La più grande difficoltà, invece, è proprio realizzare le cose semplici.
Sarebbe potuto rimanere tutto in potenza se Farelly, ½ Farrelly brothers, non fosse stato dietro la macchina .
Noto ai più per aver co-diretto commedie di successo (Tutti pazzi per Mary, Scemo & più scemo, Amore a prima svista, Lo spaccacuori), il regista non solo è riuscito ad intrattenere abilmente il suo pubblico senza deludere le aspettative, ma l’ha sorpreso.
Il merito del cineasta, infatti, è stato quello di aver toccato magistralmente altri tipi di corde, quelle più profonde e drammatiche dell’animo umano, presentandoci i suoi personaggi in totale libertà e naturalezza,
Lo stesso Viggo, per esempio, recita più volte in italiano vernacolare e non assume mai alcun tratto parodico cui la cinematografia d’oltreoceano ha spesso relegato la comunità italoamericana.
Per concludere, Green Book è il tipico film che vi consiglierei di vedere, senza esitazione, la mattina di Natale.
Segnatelo.