I morti non muoiono

The dead don’t die  (I morti non muoiono)  di Jim Jarmusch arriva oggi 13 Giugno in tutte le sale italiane per Universal Pictures, dopo aver aperto la 72esima edizione del Festival di Cannes

Catastrofico, anti-trumpista, nietzschiano, ipercitazionista godibile”, sono solo alcuni dei commenti rilasciati dopo la presentazione ufficiale. La domanda è: serve davvero tutta questa dietrologia cinematografica? 

La morte non muore, i morti neanche, ma Dio è morto da un po’. E questo lo sapevamo già. Jim decide di ribadire il messaggio in un modo tanto inattaccabile quanto ruffiano: scrive una zombie comedy, scrittura i pesi massimi di Hollywood e qualche leggenda della musica, come a dimostrare la magia imperitura del cinema d’autore, e li butta in campo. 

Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Chloè Sevigny, Steve Buscemi, Caleb Landry Jones, Selena Gomez, Austin Butler, Tom Waits, Rosie Perez, Carol Kane, Iggy Pop, Danny Glover,RZA, Sara Driver, Luka Sabbat sono questi i garanti della credibilità di film che, purtroppo, non gode di una solida struttura narrativa.

Nella tranquilla cittadina di Centerville, qualcosa non va come dovrebbe. La luna splende grande e bassa nel cielo, le ore di luce del giorno diventano imprevedibili e gli animali assumono comportamenti insoliti. Le notizie che circolano sono spaventose e gli scienziati sono davvero preoccupati. Nessuno è in grado di prevedere la conseguenza pericolosa che tormenterà gli abitanti di Centerville: i morti si risvegliano ed iniziano a nutrirsi degli esseri viventi, dando inizia ad una lunga lotta per la sopravvivenza da parte degli abitanti della città.

Poco importa delle aspettative deluse, dei buchi di sceneggiatura, dell’umorismo basicI morti non muoiononon è un film anacronistico né poco godibile. Non verrebbe mai di urlare al capolavoro e neanche al disastro. 

È un film che andrebbe guardato, al cinema, senza necessariamente estrapolare una chiave di lettura filosofica o politica, salvo non si voglia impressionare qualcuno durante un dibattito da salotto. 

Non sarà ricordato come il miglior film di Jarmusch, ma ci permetterà comunque di ringraziarlo, ancora una volta, per l’inestimabile contributo fornito alla Settima Arte ( un titolo su tutti: Down by law).