a Carola
Luci bianche, tendaggi viola, piume rosse nei camerini. I tavoli neri come il liquore del vecchio Eaton.
C’era il tempo del club del Cotone: artisti neri, pubblico di bianchi. Champagne, borsalini e pistole che spuntavano dalle bretelle marroni.
Cab odiava il marrone e le scarpe laccate degli uomini bianchi. Anche tutta quella colonia che copriva puntualmente il bouquet di rose sulla porta del camerino. Liquidava tutti con un laconico ‘grazie’. Poi sedeva allo specchio per giocare con i diamanti nella scatola di velluto rosso. Non valevano nulla addosso a lei. Sapeva perfettamente che anche nuda avrebbe accecato il suo pubblico.
Pensava ossessivamente all’esibizione e alle parole della sua insegnante di canto: ‘Devi ingrassare Cab! Ci toccherà riempire il corpetto se continui così!‘ . Cab toccava compiaciuta i fianchi e immaginava il lungo abito rosso promesso da Frank, proprietario del club del Cotone. Era il suo amante. Un rapporto senza impegno, poche parole, tanti regali e cene. Frank prometteva di separarsi dalla moglie per vivere insieme. La nostra cantante, invece, sognava il cinema. I viaggi e un Martini quando il bicchiere era vuoto.
Carré di seta, pelliccia bianca e gambe scoperte. Quando Cab entrava al club del Cotone, la patria dell’antiproibizionismo, tutto si fermava. La musica lasciava posto al silenzio. Le luci si abbassavano, illuminandole il percorso tra i tavoli. Non sorrideva mai. Né salutava nessuno. La sua interpretazione migliore in ogni gesto studiato e riprodotto, ma apparentemente naturale.
Non risultava antipatica. Cab era l’unica che poteva. Poteva deriderti con lo sguardo o dirti parole incomprensibili. Le avresti dato comunque tutto quello che avevi. E se qualcuno la evitava, era solo per paura di diventare uno dei suoi tanti accessori di pelle o seta.
Cab, la stella del club del cotone, la donna nera di New York.
La notte di San Valentino il club del Cotone era inaccessibile. Tutta la città in trepidazione per la presentazione ufficiale del nuovo successo radiofonico ‘Am i blue’ di Cab con il celebre sassofonista Dante White.
Erano le 21. Ancora lo ricordo. Uscì sul palco con i capelli ondulati e un lungo abito beige ricoperto di diamanti, regalatole da un petroliere. Dall’alto fu calato il microfono. Aprì la bocca, bisbigliando ‘1,2,3’ quando il figlio di don Michele decise di sistemare una volta per tutte una questione di famiglia, sparando sul capo della famiglia nemica, don Ciro Capuzzi, seduto proprio sotto il palco.
Gli occhi su quello sparo distorto. La mira indiretta su Cab.
Il giorno di San Valentino, al club del Cotone, si celebra l’anniversario della morte di Dante White, celebre sassofonista scomparso a ventiquattro anni durante uno scontro della mafia italo – americana.
Dante morì per amore. Per salvare l’unica donna che amava da sempre: la sua Cab.
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