Che Trần Anh Hùng amasse la cucina intesa come memoria collettiva immersa nelle affezioni bergsoniane è cosa nota. Basta ricordare il suo bel film d’esordio vincitore della Caméra d’or per la migliore opera prima nella sezione Un Certain Regard (1993) e candidato Oscar come Miglior Film Straniero.
Così il regista vietnamita naturalizzato francese Trần Anh Hùng torna nelle sale con Il gusto delle cose (La Passion de Dodin ), un film prezioso.
Francia 1885. L’Impeccabile cuoca Eugénie (Juliette Binoche) lavora da oltre vent’anni per il famoso gastronomo Dodin ( Benoit Magimel) , il Napoleone dell’arte culinaria. Il loro sodalizio dà vita a piatti, uno più delizioso dell’altro, che stupiscono nobili e chef più illustri del mondo.
Con il passare del tempo, la pratica della cultura gastronomica e l’ammirazione reciproca si sono trasformate in una relazione sentimentale. Eugenie, però, è affezionata alla sua libertà e non ha mai voluto sposare Dodin. Così, lui decide di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinare per lei.
Cosa posso aggiungere senza spoiler? Il film è un inno alla vita e al senso autentiche delle cose. Lo sa bene Trần Anh Hùng, perché condisce il tutto con le sue grandi passione senza lasciar alcun dettaglio al caso.
E’ inevitabile restare indifferenti alle citazioni filasofiche della Patristica, frutto dei suoi studi filosofici o ai grandi protagonisti della tavola tradizionale francese come foie grais e boeuf bourguignon. Per non parlare della luce calda e avvolgente per le due ore e venti di film che riscalda i cuori più freddi e rimanda ad un’altra tavola accogliente, quella di Babette ( Gabriel Axel 1987 – Oscar per il miglior film straniero ndr).
In sintesi, fatevi un regalo autentico in un momento storico così drammatico e ipocrita: andate al cinema per IL GUSTO DELLE COSE.