Esce domani in tutti i cinema L’altra metà della storia – The sense of an ending, ultimo lavoro del regista indiano Ritesh Batra (conosciuto per il delizioso film d’esordio Lunchbox, 2013), tratto dal romanzo vincitore del Booker Prize di Julian Barnes, 2011.
Tony Webster (Jim Broadbent, premio Oscar 2002 come Miglior Attore non protagonista), in pensione e divorziato dalla sua elegante e bellissima moglie Margaret (Harriet Walter), conduce una vita solitaria e tranquilla.
Un giorno viene a sapere che la madre di Veronica, ragazza frequentata durante gli anni universitari, gli ha lasciato, nelle sue volontà testamentarie, il diario scritto dal suo migliore amico dell’epoca.
Il tentativo di recuperare il diario, ora nelle mani di Veronica (Charlotte Rampling), lo costringe a rivisitare i suoi ricordi giovanili.
Inizia così un viaggio nel passato che porterà Tony ad affrontare scomode verità e ad assumersi la responsabilità di quanto compiuto tanti anni prima.
Batra abbandona la sua comfort zone per adottare un tono classicamente british ed incentrare la sua nuova opera sul tema del ricordo e del perdono. Composta e ponderata, la pellicola è scandita dal tempo della mente – e quindi dei ricordi – di Tony, ed è impreziosita dai dialoghi sardonici delle due donne protagoniste.
Il film si muove su un doppio binario, presente e passato, come a voler ricostruire il puzzle emotivo del protagonista con la complicità dello spettatore. E ci riesce, ma non completamente.
L’altra metà della storia è, infatti, una matrioska esistenziale forte e autentica che ci fa riflettere sull’essenza della vita celata nel racconto degli altri. A non convincere è l’omissione di alcuni avvenimenti che avrebbero potuto conferire nitidezza al racconto e rendere un finale all’altezza dei suoi protagonisti.
Quello che resta è sicuramente un regista versatile che rischia tutto e si mette in gioco. E che, quindi, vale la pena seguire.
Consigliato.