Sneakers! Apparentemente delle scarpe di gomma da indossare.. ma più approfonditamente un vero e proprio culto. Non si tratta infatti di un semplice oggetto di moda, non è come parlare di una borsa firmata. Il concetto di sneakers è molto più ampio.
La prima scarpa in gomma è nata alla fine del 1800, mentre la prima sneaker della storia è stata realizzata nel 1923: Chuck Taylor, famoso cestista statunitense, in quell’anno indossò una scarpa apposita per il basketball prodotta da Marquis Converse. In onore al campione nacque quindi l’iconica Chuck Taylor All-Stars, la scarpa più venduta di tutti i tempi.
L’anno successivo le sneakers espatriarono, ed un produttore tedesco chiamato Adi Dassler fondo’ il marchio di calzature Adidas. Il brand esplose quando Jesse Owens le indosso’ durante le Olimpiadi di Berlino vincendo quattro ori.
Il mondo delle sneakers è rimasto un fenomeno legato prettamente ed esclusivamente allo sport, finché nel 1967 negli Stati Uniti un allenatore della Oregon University (Bill Bowerman) ed uno studente della facoltà di economia (Phil Knight), diedero vita ad un marchio per importare scarpe sportive dal Giappone (Blue Ribbon che importava sneakers Onitsuka Tiger, in seguito divenuta Asics). I due crearono la Nike, che nella mitologia greca rappresenta la dea alata della vittoria. Il brand ha rivoluzionato sia tecnologicamente che stilisticamente il concetto di scarpa, facendolo diventare un oggetto di moda e di sport.
La cultura riguardo le sneakers è nata negli anni ’70 negli States, con le kicks che sono diventate parte integrante dell’immaginario collettivo perché associate a due culture: quella Hip-Hop e quella Rock.
Negli anni ’80, precisamente nel 1984, Michael Jordan indosso’ il primo modello di scarpe che Nike aveva realizzato con il suo nome. Nacque così la Air Jordan I, chiamata anche “Banned” perché, essendo colorata, il Commissioner David Stern l’aveva bannata dall’NBA, facendo pagare a MJ una multa salata ogni volta che la indossava in campo. La scarpa spopolò, la volevano tutti, e nacque in questo modo un fenomeno mediatico ancora attuale. Sono ventinove i modelli di Air Jordan dedicati a MJ, più un innumerevole quantità di altri modelli come: Son Of Mars, Fusion, Spiz’ike, Defining Moments, Sixty Puls, 6 Rings, Flight ed altri ancora.
Sono tanti i brand di sneakers al mondo ma, per i miei gusti personali, sono altri due oltre a Nike, Adidas e Converse, quelli che hanno maggiormente influenzato la sneaker culture. Sto parlando di Reebok, che, con le sue collaborazioni con vari rapper (50 Cent, Rick Ross, Swizz Beatz solo per citarne alcuni) e diversi sportivi (Allen Iverson e Shaquille O’Neal in primis) ha creato dei modelli di sneakers che hanno rivoluzionato il mondo delle scarpe sportive. Modelli come le Pump e le Shaq Attaq sono diventate infatti delle vere e proprie icone.
L’altro brand invece viene dal Sol Levante: A Bathing Ape. Fondato da Nigo, ma da sempre indossato da Pharrell Williams e da Kanye West, è stato considerato il marchio d’ élite della street wear. Il suo punto di forza e’ rappresentato da queste sneakers coloratissime, lucide, sullo stile delle Air Force Low e con la Sta sui lati. Ogni scarpa era introvabile e venduta ad un minimo di 200 $. Su eBay circolavano infiniti modelli fake e, per essere sicuro di trovarne una originale, c’era solo un modo: andare in uno degli store ufficiali del brand e certificarne l’acquisto.
Sono sempre stato un appassionato di sneakers. Era il 2008 quando ho pubblicato il brano “Sneakers”, e quando è uscito molti non lo hanno capito; ora molti di loro sono gli stessi che vedi comprare scarpe settimanalmente. Ho curato su Groove Magazine una rubrica riguardo le sneakers, e sul mio blog ho postato oltre 800 articoli su questo argomento.
Ora è facile parlarne ed infatti sono sempre di più gli sneaker head, ovvero gli appassionati di questo genere di calzature. Un fenomeno che continuerà ad espandersi anche in Italia, ma che negli Stati Uniti è diventato una vera e propria professione.
Il New York Times stesso ha recentemente pubblicato un articolo riguardante l’evoluzione del business intorno alle kicks. Il quotidiano più famoso al mondo ha evidenziato l’ iperinflazione dei prezzi di rivendita di ogni scarpa delineando la figura dello sneaker head.
E’ infatti ormai di norma trovare su internet i prezzi di ogni modello, raddoppiati o triplicati nel migliore dei casi. Spesso gli sneaker head, infatti, sono dei reseller, ovvero coloro che fanno la fila fuori al negozio per acquistare la nuova release per poi rivenderla sul web a cifre esorbitanti.
Tra gli esempi di sneakers più celebri troviamo le Nike Air Yeezy o le Nike Air Mag, di cui i prezzi ora sono fuori dalla portata di gran parte delle persone. Una Yeezy 2 Red 2 può costare anche 7.000 $, così come una Mag 11.000.
Il New York Times ha riportato la storia di Jonathan Rodriguez, un 18enne che ha rifiutato 98.000 $ per un paio di Yeezy 2 Red autografate da Kanye West durante un concerto.
L’idea non è più comprare una scarpa da ginnastica, ma è quella di acquistare un oggetto da collezione e da esposizione, per questo è necessario che non sia facilmente reperibile. Lo stesso è stato fatto anche con le Air Jordan, di cui i modelli con colorazioni originali sono stati riprodotti in pochi esemplari proprio per farne aumentare la richiesta e per rendere il prodotto ancora più esclusivo. Ormai lo sneaker head è un vero e proprio lavoro negli States: acquistano, rivendono, guadagnano, acquistano di nuovo e così via, per poi vendere i pezzi più pregiati sul web o alle mostre. Probabilmente anche in Italia vedremo in futuro questi nuovi “lavoratori”.
Grazie a Isa Milk per lo spazio! Al mese prossimo!
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