STILL ALICE

still alice

Still Alice, il nuovo film di Westmoreland e Glatzer, è la scelta di questa settimana. La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Lisa Genova, scrittrice e neuropsichiatria laureatasi ad Harvard.

Il drama movie è una nuova conferma per il duo indipendente, che ritorna dietro la macchina da presa, nonostante la malattia di Glatzer (gli è stata diagnosticata la SLA poco prima della riprese, ma è riuscito comunque a dirigere la pellicola attraverso un’applicazione dell’Ipad).

Protagonista  è Alice Howland (Julianne Moore), una donna di cinquant’anni che insegna linguistica presso la Columbia University. La sua vita è felice grazie a John, marito premuroso (Alec Baldwin), e ai tre giovani figli (la più piccola, Lydia, interpretata da Kristen Stewart). Iniziano a capitarle strani episodi, come dimenticare parole o perdersi in luoghi familiari, motivo per cui decide di farsi seguire da un neuropsichiatria che le diagnostica una forma precoce di Alzhemeir. Parte così una battaglia terribile, commovente e ammirevole, dove cerca di rimanere legata alla persona che era una volta.

Incredibile, umana e vulnerabile l’interpretazione di Julianne Moore, che secondo rumors d’oltreoceano sarebbe una possibile candidata agli Oscar grazie al ruolo di Alice. La Moore è riuscita a trasmettere perfettamente ciò che si prova durante la scoperta di un male incurabile come l’Alzhemeir, per una donna colta che aveva costruito la sua esistenza sulla sola forza dell’intelletto. Riesce a farci comprendere l’importanza del linguaggio e quanto lo stesso influenzi il  pensiero, strettamente connesso alla nostra vita.

Forte anche la Stewart che si allontana completamente da Bella di Twilight, il ruolo che le ha regalato la celebrità hollywoodiana. Kristen, complice della Moore, convince con il dolore e la forza della sua interpretazione. Inoltre, è proprio il suo personaggio a donarci un messaggio di speranza attraverso la battuta finale “ Amore, parlava d’amore”. Tre semplici parole che ci lasciano intendere come sia possibile relazionarsi con i malati, proprio attraverso il linguaggio dell’Amore, universale ed imperituro.

Tutti i protagonisti sono voci essenziali di un limpido racconto, dove si adotta una narrazione sincera e lucida per parlare d’amore, ma anche di odio, accettazione, vita, rinunce e morte. Still Alice non è la semplice trasposizione cinematografica di un dramma, un cliché cui siamo abituati da tempo finalizzato alla spettacolarizzazione della malattia stessa. Still Alice è un grande confronto umano.

Con questa pellicola, Glatzer (doppiamente coinvolto nella vicenda) e Westmoreland ci offrono l’opportunità di conoscere una malattia terminale e le sue terribili conseguenze: l’isolamento del paziente dal mondo esterno, ma soprattutto la trasformazione dello stesso in un essere indifeso, comico e irriconoscibile che perde ogni ricordo, bene e testimonianza di una vita.

NB: Da vedere in un momento di quiete assoluta. Pronti al pianto interrotto.

[Pubblicato integralmente su SEE SOUND il 17 Ottobre 2014]