Io credo di nutrire un amore incondizionato per il neorealismo, forse per quello che ha rappresentato o per la sua attualità. Inoltre, Vittorio De Sica è uno dei miei registi preferiti, e quando parlo di registi preferiti intendo dire che ho quasi completato la sua filmografia e che l’ho amata tutta. Quindi, è chiaro che le sue pellicole saranno sempre menzionate in questa rubrica.
Umberto D. è un film del 1952, uno dei meno conosciuti di Vittorio De Sica. Il titolo è un omaggio al padre Umberto De Sica e la sceneggiatura è opera del grande Cesare Zavettini.
Ottenne pessimi incassi e suscitò forti reazioni politiche, facendo addirittura scomodare l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giulio Andreotti che riteneva la pellicola ‘un pessimo servizio per la cattiva immagine che si dava dell’Italia all’estero’.
Personalmente, credo che sia il più bel film di Vittorio De Sica e non per la denuncia sociale. Credo che la forza sia nella poeticità dei personaggi così fragili e autentici – Umberto, il piccolo cane Flaik e la servetta Maria – la stessa presente nelle pellicole precedenti: I bambini ci guardano, Sciuscià, Ladri di Biciclette, Miracolo a Milano.
Non si può rimanere impassibili di fronte l’unica interpretazione cinematografica del professore di Glottologia Carlo Battisti (tra gli autori del dizionario etimologico italiano – DEI) nel ruolo di Umberto D., una delle più commoventi della Storia del nostro Cinema.