Non si interrompe un’emozione, il celebre slogan felliniano è pensato per film come Youth – La giovinezza, ultima pellicola del regista Paolo Sorrentino approdata nelle sale italiane lo scorso 20 Maggio, a due anni esatti dall’uscita de La Grande Bellezza.
Youth è la storia di Fred Ballinger (Michael Kaine) un anziano direttore d’orchestra, in vacanza sulle Alpi svizzere con la figlia Leda (Rachel Weisz) e l’amico Mick Boyle (Harvey Keitel) vecchio regista ancora in attività. Osservatori curiosi degli ospiti dell’albergo, i due amici si ritrovano a pensare al futuro e a parlare “di cose belle perché è su questo che poggia una bella amicizia”. Se Mick ha delle difficoltà nel trovare il giusto finale per il suo ultimo film, Fred è apparentemente atarassico nel suo ospizio dorato.
A rompere gli equilibri sarà un emissario della Regina Elisabetta che invita Fred a dirigere un concerto a Buckingham Palace, in occasione del compleanno del duca di Edimburgo.
Questa è la chiave di volta su cui Sorrentino poggia il suo film più personale, come l’ha definito durante la conferenza stampa di Cannes. Se Youth – La Giovinezza fosse un libro, sarebbe sicuramente l’Educazione sentimentale di Flaubert. Lo stesso autore francese scrisse in una lettera a Mille de Chantepie (6 ottobre 1864) “Voglio fare la storia morale degli uomini della mia generazione; ‘sentimentale’ rende meglio l’idea. Si tratta di un libro d’amore, di passione, ma di passione così come può esistere oggi, vale a dire inattiva”.
Ecco, Paolo fa questo da sempre e negli ultimi dieci anni ci ha dato prova di quanto il suo personale concetto di estetica applicata sia condizione necessaria e sufficiente per la riuscita di ogni nuovo film.
Ancora una volta siamo catapultati nel mondo sorrentiniano dove ogni elemento è perfettamente incastonato nel caleidoscopio di emozioni e allucinazioni, figlie del nostro tempo esteriore. Quello interiore, inteso come affezione dell’anima, è negli occhi di Mick e Fred, facce di una stessa medaglia sopraffatte dall’attesa. Ed è proprio questo che non può fare di loro degli eroi e non permette l’identificazione, perché l’attesa non appartiene agli eroi.
Sorrentino non si ferma qui e lo sforzo più grande arriva con il dosaggio ponderato di realismo e ironia, che se da un lato rende impossibile la catalogazione dualistica dei buoni e cattivi, dall’altro ci offre gli strumenti per comprendere la sofferenza nascosta nell’inerzia delle menti e dei cuori di tutti i personaggi.
Youth è il dono che Paolo l’Esteta ha deciso di fare al cinema, al suo pubblico e a se stesso, principalmente. Un film che usa la giovinezza per interrogarsi sulla fugacità del tempo e sugli altri quesiti che affliggono l’uomo da sempre.
Una fotografia della nostra realtà che paradossalmente assume la forma di una canzone semplice. Una canzone come eterno ritorno del tempo perduto.
Il trailer di Youth dal 20 Maggio al Cinema